Breve storia della Chiesa di Cosenza dal 1868.

 

Nel 1868 il pastore evangelico Luigi Girone, già frate minore osservante del convento di Sorrento, iniziò la sua predicazione evangelica a Cosenza, sotto l’auspicio della Missione Metodista Wesleyana, impiantata da Henry James Piggott. Luigi Girone appena sbarcato a Paola e arrivato a Cosenza andava ad alloggiare presso l’Hotel Vetere, il migliore albergo cosentino, e pochi giorni dopo, di fronte a ventitre persone, poteva presiedere la prima riunione evangelica tenuta nel salone grande della casa del Cav. Rebecchi Laurelli, un evangelico che a Napoli prendeva parte alla Chiesa Libera, eroe del risorgimento ed amico di Crispi e di Garibaldi. In un anno di predicazione il Rev. Girone formò un gruppo di 60 persone e dopo varie persecuzioni riuscì ad inaugurare nel giorno di Pasqua (28 Marzo) del 1869 il locale di culto presso Piazza San Giovanni Gerosolimitano – Palazzo Martirano – e dichiarare costituita “La Chiesa Evangelica Metodista di Cosenza”. Ricordiamo tra i primi membri: il Dott. Pasquale Rebecci, il medico dei poveri; l’Avv. Gabriele Gallucci, giovane avvocato, allievo dell’On. Ricciardi, direttore del “il Crati” e impiegato superiore della pubblica amministrazione; il Barone Edoardo Campagna; l’Ing. Vincenzo La Regina, funzionario dell’ufficio tecnico della provincia. Le riunioni si svolgevano la domenica e il giovedì.

Della presenza della predicazione evangelica a Cosenza né è testimone, anche, la pubblicistica polemica da parte cattolica di quel periodo. Il vescovo cattolico, Lorenzo Pontillo, avvertiva i suoi fedeli – con una lettera pastorale pubblicata l’8 dicembre 1868 – «che i falsi riformati i novatore e gli scismatici entravano nelle cose vestiti di pecore ma al di dentro ero lupi rapaci» e «che Lutero e Calvino erano dissoluti e falsi profeti». (Lorenzo Pontillo, Lettera pastorale di monsignor arcivescovo di Cosenza D. Lorenzo Pontillo a tutt’i fedeli della città archidiocesi di Cosenza, Tip. dell’Indipendenza, Cosenza 1868, pp. 7 – 15). Invece Ferdinando Scaglione, il sacerdote che aveva accolto Garibaldi, a nome del clero cosentino, pubblicò a sua volta un saggio in cui contestava gli «opuscoletti appestati distribuiti in città dai protestanti», il saggio in questione era: Poche parole alla gioventù calabrese per Ferdinando Scaglione in occasione dell’Opuscolo Roma e la Bibbia stampato in Londra per la Società promotrice della Dottrina Cristiana ed ora divulgato in Cosenza, stampato dalla tipografia Migliaccio a Cosenza nel 1869. Il sacerdote Francesco Gallo tuona contro i protestanti sul giornale cattolico “Il Cattolico Calabrese” per tutto il 1869.

Luigi Girone venne trasferito a La Spezia dall’Opera Metodista Wesleyana e a Cosenza venne inviato il Prof. Giuseppe Carile. La Comunità si trasferì dal Palazzo Martirano in un altro locale in Via Spirito Santo, 39 dove il 21 maggio del 1872 venne accolto il nuovo Pastore: Rev. Dott. Giuseppe Carile, insegnate di lettere presso i licei e ministro di culto dell’Opera Metodista Wesleyana. La comunità – in quell’anno – vede stabilito un nuovo consiglio di chiesa nelle persone di: Barone Edoardo Campagna; Raffaele Laurelli; Barone Giuseppe Gallucci; Ing. Vincenzo la Regina; Gaetano De Bartolo, Pasquale Cipparone. Nel 1873 il Rev. Carile battezzò un bambino di nome Garibaldi Florestano Pepe, figlio del rivoluzionario Raffaele Pepe, suo padrino fu il Gen. Giuseppe Garibaldi. Ora non sappiamo se il generale sia stato presente o l’abbia fatto per delega, tuttavia questo ci fa supporre un forte legame con quel atteggiamento, che gli storici hanno definito, “Massonevangelismo”. In questo periodo si vede la costituzione di una Società di Mutuo Soccorso che venne da lì a poco trasformata in una “CASSA RURALE” (il primo nucleo della Cassa di Risparmio della Calabria e Lucania di Nicola Spada) e una Scuola per i “bambini cenciosi”. Queste erano le armi dell’evangelizzazione delle chiese metodiste nell’Italia unita: Il Pulpito; le Scuole elementari; le Società di Mutuo Soccorso e le Casse Rurali.

Giuseppe Carile fu protagonista di un’aspra polemica antiprotestante e a sua volta anticattolica, ben documentata dalla pubblicistica del tempo. All’avanzamento del protestantesimo a Cosenza, la chiesa cattolica rispose polemizzando aspramente e il parroco di San Gaetano, un certo Don Luigi Mazzuca, insultò duramente in una sua predica il povero Carile dicendo pesta e corna. Il Carile fece stampare e affiggere una lettera aperta alla cittadinanza denunciando l’atteggiamento provocatorio del clero e rivendicando il diritto di svolgere la propria missione salvifica. Il vicario della Curia Arcivescovile di Cosenza, Sante Cardamome, gli rispose con un opuscolo in cui scrisse che Calvino e i suoi seguaci erano depravati, violenti, viziosi e dissoluti. Il Carile ribatté alle sue affermazioni con un volume di oltre duecento pagine in cui, dopo avere spiegato i motivi del perché alcuni secoli addietro milioni di fedeli avevano abbandonato il papato, affermò che il cattolicesimo era ormai in crisi e che la vera religione di Dio avrebbe trionfato. Al Carile risposero due frati cappuccini: Bonaventura da Carpanzano e Gesualdo da Cardinale che scrissero: Bonaventura Da Carpanzano, Lettera seconda del P. Bonaventura da Carpanzano cappuccino a Giuseppe Carile ministro evangelico metodista ovvero Giuseppe Carile ministro evangelico metodista al tribunale della ragione, Tip. L’Indipendenza, Cosenza, 1873; Gesualdo da Cardianle, Assurdità ed imposture dei protestanti ovvero la portentosa ignoranza del ministro evangelico metodista Giuseppe Carile resa nota al pubblico dal Padre Gesualdo da Cardinale cappuccino, Tip. L’Indipendenza, Cosenza, 1873.

Carile rispose con un manifesto dal titolo: A tutti gl’intellettuali onesti e liberali cosentini, dal seguente tono: «Essere incapaci a sostenere le lor secolari papistiche menzogne han bestemmiato contro di me vuotando fino in fondo il sacco delle contumelie, unica cosa che possedevano. Miserabili!… Lo sappia l’infelice ed ignorante controversista cattolico calabrese che, mentre vuol farla da uccellino si dimostra un uccellaccio palustre che non sa estollersi dalla melma in cui abitualmente giace. Lo sappia l’insulso e degradato teologoTeofilo Bruzio, vergogna personificata, che l’ombra degli antichi Bruzi sdegnosamente respingono e che la Cosenza di oggi calpesta e maledice. Lo sappiano finalmente i pipistrelli tutti componenti serotini curialeschi conciliaboli, nei quali disprezzando ogni diritto e dimenticando ogni dovere, si distillano le calunnie più turpi e le villanie più ributtanti e nauseose…. Io terrò sempre alta la bandiera del Vangeli di Cristo di Dio, gridando, la luce è fatta, e son certo che tutti quelli di buona volontà i quali abitano ancora le valli ombrose della morte, rigenerati dalla Luce vera, lasceranno d’essere cadaveri e spolverizzando la pietra sepolcrale del papismo, risorgeranno a vita novella. Ah si, signori, la Luce vera, Cristo, sia sempre con me, con tutti voi e fuggi la tetra abborrita notte che dai nostri sleali e perfidi nemici si vorrebbe ad ogni costo protrarre a dispetto del Vangelo, a danno della Umanità». (Giuseppe Carile,  A tutti gl’intellettuali onesti e liberali cosentini, Tip. Municipale, Cosenza, 1873).

Nel settembre del 1874 il pastore Carile venne trasferito e sostituito dal pastore Gaetano Bennato Corica. Per qualche anno si ritorna a parlare di un nuovo locale di culto, perché quello esistente non era più sufficiente visto l’aumento del numero della popolazione ecclesiastica.

Nell’agosto del 1877 Corica venne sostituito dal pastore Gaetano Manocchi il quale resta a Cosenza fino al 1894, compiendo una grande opera di evangelizzazione; l’opera si esente a S. Sofia, S. Demetrio, Vaccarizzo, Corigliano, Lungro ed Altomonte. Manocchi intensifica l’attività evangelistica tramite la pubblicazione di manifesti e conferenze pubbliche. Nel 1887, Manocchi consolida la Scuola – con la partecipazione di bambini sia evangelici sia cattolici – e trasferisce la compagine metodista della Cassa Rurale a Nicola Spada che la trasforma in Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania.

Nel 1888 muore a Cosenza il Cav. Raffaele Laurelli, i funerali vennero celebrati dal Pastore Valdese Carlo Gay da Taranto. Si annota nei verbali: «i funerali riuscirono imponenti».  Nel 1889 si apprende la notizia della morte del colportore Mariani presso Catanzaro: “Vittima del suo dovere”.

Nel 1891 a 15 anni chiedono di essere ammessi in chiesa a prendere la Santa Cena Alfredo Franco e Carolina Monaco, il primo diverrà a sua volta ministro di culto che ha avuto un peso non indifferente per lo sviluppo della Comunità cosentina. Intanto siamo nel 1894 e Manocchi viene trasferito, al suo posto viene il pastore Giuseppe Grisafi, a questi il Manocchi, nel fare le consegne, lo invita ad un viaggio missionario con lui per conoscere i vari centri da visitare e i fratelli coi quali bisogna essere in relazione. Con il Rev. Grisafi si svolse una buona attività comunitaria, parecchie donne assunsero delle cariche molto importanti nella chiesa, come quella di capo-classe per l’istruzione, oppure collettrice per i poveri. C’è il giovane Alfredo Franco, che si occupa a visitare le famiglie “per sviluppare i sentimenti religiosi”. Con molta probabilità nel 1896 il Grisafi venne trasferito e ad interim, prese l’incarico il giovane Alfredo Franco tanto che per una richiesta di convocare il consiglio di chiesa per dare £ 7 e fornire il denaro per il viaggio Cosenza-Fiumefreddo Bruzio al detto Pepe.

Nel 1903 viene pastore Antonio Miniverni e vi stette 24 anni.  Alfredo Franco venne iscritto nei ruoli dei Predicatori Locali – Evangelista, svolgendo il suo ministero a Rapolla. Nel 1927 venne rimpatriato con foglio di via obbligatorio a Cosenza in seguito ad “una persecuzione morale sferrata contro il partito clericale di Potenza e per ordine del Prefetto e in applicazione all’art.3 della legge di P.S.” Per limiti di età Minervini venne collocato a riposo e la cura pastorale della comunità di Cosenza venne assunta da Alfredo Franco. In un verbale del 1927, resoconto di una convocazione di tutto il Circuito di Zona – come veniva chiamato in quel tempo –, coi relativi rappresentati, i quali raccontano come sono nate le comunità evangeliche  attorno a Cosenza: Spezzano Piccolo sorta nel 1905 da Pietro Monaco; Francesco Scornaienchi a Dipignano attorno al 1910;  Aprigliano Giovanni Paone.

Nel 1928 un gruppo di pentecostali di Rose passarono alla Chiesa Metodista. Qui i culti si tennero indisturbati e lo stesso a Tarsia e a Corigliano dove “dominava uno spirito di maggior zelo e di completa consacrazione”. Altri gruppi sorsero a Rovito, Zumpano, Firmo, S. Lucido, Falconara. Nel 1933 venne mandato il Pastore Giuseppe Greco a curare una parte del Circuito, cioè quella costituita da Spezzano Piccolo, Celico, Rovito e Flavetto. Dal 1935 al 1942 Pastore a Cosenza è Giuseppe Greco. Dal 1942 al 1944 la conduzione della comunità fu tenuta dal Pastore Filippo Napolitano, che la consegnò alla Tavola Valdese chiudendo la  stagione dell’evangelismo risvegliato a Cosenza.

Non si sa con quali motivazioni reali l’Opera Metodista Wesleyana cedettero alla Tavola Valdese la comunità di Cosenza. Sappiamo solo che  – come ci informa il verbale del consiglio di chiesa dell’epoca – «anche la missione metodista, essendo di origine inglese, ha dovuto  lasciare per ordine del governo fascista…», così venne ceduta alla chiesa Valdese. Ecco la relazione del passaggio: «una nuova chiesa valdese nella forte Calabria. In seguito ad accordi intercorsi fra il Presidente della Chiesa Metodista Wesleyana in Italia e la Tavola Valdese, questa congregazione dal luglio 1942 è  passata a fare parte della chiesa Valdese che in Cosenza, nel passato, ha contato eroi e martiri per la fede. In un culto commovente con Santa Cena il pastore Filippo Napolitano ha consegnato al pastore Seiffredo Colucci la congregazione nella piena fiducia che essa risponderà in pieno ad ogni nostra aspettativa.»

In 80 anni l’Opera Metodista Wesleyana aveva piantato una congregazione che nel suo piccolo aveva inciso in maniera particolare sulla vita sociale e politica a Cosenza. Considerando il periodo storico, l’ambiente e la mentalità strettamente cattoliche, riusciamo ad avere una pallida idea della difficoltà in mezzo alle quali si trovarono a compiere la loro opera quei pastori metodisti. A ciò vanno aggiunte l’attività di “disturbo” delle autorità religiose e politiche nonché le conseguenze dolorose derivanti da due guerre mondiali. Nonostante questo, la comunità aveva retto bene a tutti questi urti, anzi l’abbiamo sempre vista protesa in uno slancio evangelistico ammirevole, anche di fronte a precarie condizioni economiche.

Ora le vicende che vanno dal 1945 a oggi è storia contemporanea.

valdesicosenza.org

Bibliografia per approfondire

  1. Enzo Stancati, Per una storia delle minoranze religiose in Calabria dopo l’Unità: La prima missione Metodista (Cosenza, 1868-1870), in Periferia, a. VII (1984) n.4  pp. 10-17;
  2. Giulia Cava, Origine e sviluppo storico dei gruppi evangelici in Cosenza e Provincia (1860-1975), Tesi di Laurea presso l’Università degli Studi di Firenze – Facoltà di Magistero, A.A. 1975-1976;
  3. Piero Monaco, Memoria storica delle chiese di Cosenza e diaspora dal 1871 al 1998, stampato in proprio dalla Chiesa Evangelica Valdese, Cosenza, 1998;
  4. Eduardo Zumpano, Movimenti evangelici in Calabria dall’Unità all’Età Giolittiana, Tesi di laurea presso la Facoltà Valdese di Teologia, A.A. 2012-2013.

Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza.
Efesini 6:10

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